Siamo stati contattati da diversi cittadini con congiunti residenti presso la Fondazione Conte Carlo Busi che hanno segnalato, non senza fastidio, di aver ricevuto una comunicazione dal titolo “Addendum al contratto d’ingresso nella RSA Conte C. Busi Onlus” dove si informavano i famigliari che la Fondazione non si sarebbe ritenuta responsabile dello smarrimento o furto di gioielli, denaro, nonché di danneggiamenti al vestiario, se non causato dalla lavanderia esterna, e addirittura di smarrimenti o danneggiamenti alle protesi dentali, uditive o di qualsiasi altro tipo.

La comunicazione, a firma del Direttore Amministrativo Marco Ponticelli, prevede la restituzione firmata dal residente e dal familiare “obbligato in solido” ed è densa di riferimenti normativi (L.R.3 del 2008 e DD.GG.RR 1185 /2013 e 2569/2014). Noi, che siamo curiosi come le scimmie, ci siamo andati a leggere la normativa e abbiamo fatto qualche approfondimento.

Premesso che una tale richiesta potrebbe avere forse un senso per somme di denaro o gioielli preziosi, viene da chiedersi come possa essere spiegabile nei confronti di protesi acustiche o dentali. I residenti in struttura sono persone, in moltissimi casi, non autonomi e per lo più in condizione di non autosufficienza, che “risiedono” in strutture come la Fondazione Busi appunto per essere seguiti e accuditi con premura, cura e attenzione dal personale. A loro, però, non può essere accollato anche l’eventuale onere di dover rispondere in solido di smarrimenti o danni a strumenti che sono importanti per tentare di migliorare la loro qualità di vita quotidiana.

Per chiarezza riportiamo le definizioni stesse: “L’espressione “ausilio sanitario” si riferisce a un dispositivo, un prodotto o un sistema tecnico utilizzato per migliorare la salute o la funzionalità di una persona, in particolare quando si hanno limitazioni o disabilità. Gli ausili sanitari possono essere strumenti di semplice utilizzo come i bastoni o apparecchiature più complesse come le carrozzelle, e hanno lo scopo di aiutare a prevenire, compensare o eliminare una menomazione, una disabilità o un handicap. Un ausilio è un dispositivo che aiuta una persona con una disabilità o una limitazione funzionale a compiere attività che altrimenti sarebbero difficili o impossibili. Le protesi, invece, sono dispositivi che sostituiscono parzialmente o completamente una parte del corpo o una funzione mancante.”

Compito delle strutture è invece quello di cura e della promozione del benessere, mantenendo il più possibile le abilità fisiche e cognitive degli ospiti.
Siamo ben consci anche delle problematiche che si trascinano da anni per la carenza di personale OSS e infermieristico. Sappiamo anche che, spesso, le problematiche organizzative sono correlate ad una gestione lacunosa, a scelte dettate dal risparmio sul personale ed ad uno scarso “investimento” per rendere attrattivo sia lavorare presso la struttura, sia decidere di inserirvi un proprio caro.
Sappiamo dei turni massacranti, dei pochi riposi causa malattie e infortuni dei colleghi e siamo assolutamente consapevoli che “lavorare” con persone fragili e non con prodotti richieda uno sforzo maggiore anche a livello emotivo. Per questo motivo non sarebbe giusto nemmeno scaricare sugli operatori una tale responsabilità, proprio in relazione alle condizioni di difficoltà nelle quali spesso si trovano ad operare.

Proponiamo quindi al Presidente, dottoressa Masseroni e al CDA di accendere un’assicurazione per danni a terzi, spunto spesso citato nelle D.G.R citate in appendice alla comunicazione.
Siamo a conoscenza del fatto che alcuni famigliari vorrebbero organizzare un Comitato allo scopo di poter concorrere ed agevolare anche il compito dello stesso CDA e del Presidente nella difficoltosa gestione di una struttura, come la Fondazione Busi, ma, da quello che abbiamo capito, pare ci sia qualche problema. Ci uniamo alla sollecitazione affinché venga assunto come valore la possibilità che i familiari degli ospiti possano vedere riconosciuto un ruolo di supporto e attenzione alla qualità dei servizi offerti dalla nostra RSA.

Questo soprattutto a tutela di quegli ospiti soli, che non hanno un familiare che magari tutti i giorni ha la possibilità di andare a trovarli e di verificare il loro stato di salute e cura. Sarebbe quindi un passo qualificante inserire il ruolo del Comitato nella Carta dei Servizi e, perché no, nello statuto o nel regolamento, rimarcando chiaramente che ci sono organi nominati per decidere e presiedere alle decisioni, ma allo stesso tempo ci sono le persone che “vivono” queste decisioni, pagano una sostanziosa retta (aumentata considerevolmente negli ultimi anni), godono dello status di residenti e hanno il pieno diritto di far sentire la propria voce.

Noi, per inciso, quel documento integrativo del contratto di ingresso non lo firmeremmo.

Gruppo Laboratorio Comune


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